lunedì 30 settembre 2013

Ci differenziamo?


Anche voi impazzite con la raccolta differenziata? Io sì, i bidoni mi occupano buona parte della cucina e comunque non bastano a suddividere correttamente tutto quindi ce n’è sempre qualcuno sul terrazzo o sulle scale, per non parlare di box e sottoscala che celano i segreti più inconfessabili.
Voi come vi regolate, come differenziate? Io divido così. Ho sotto il lavello i secchi per l’umido, la plastica con le lattine, il secco non riciclabile e poi un bidoncino in cui tengo vari sacchettini con tappi di plastica, tappi di sughero, pile esauste e medicinali scaduti. Sulle scale tengo il sacchetto della carta e tra box e sottoscala il secchio per i vetri e (sparpagliati ve lo confesso) tutti quei rifiuti che devo per forza portare all’isola ecologica. Da noi ritirano porta a porta umido (tre volte la settimana) e secco (due volte), rigorosamente in buste trasparenti per controllarne il contenuto, mentre per plastica, carta e vetro ci sono i cassonetti in strada.

In casa mia l’incarico di smaltire i rifiuti spetta a mio marito, è lui che esce dopo cena per mettere fuori i bidoni, è lui che alla mattina si carica i sacchi di plastica o di carta per andare ai cassonetti ed è lui che periodicamente si reca in discarica a disfarsi del resto.

Devo dire che mi sento abbastanza brava, civilizzata diciamo, soprattutto dopo che una ragazza che è venuta da me un giorno per aiutarmi a pulire mi ha chiesto cosa me ne facessi di così tanti bidoni (ergo lei non divide). Però poi girando di qua e di là sul web trovo esempi virtuosissimi di persone che hanno fatto della differenziata una missione di vita e capisco di essere ad anni luce da un obiettivo anche minimamente accettabile. Un esempio tra tutti? Andate a trovare Paola nel suo blog “ho fatto il composto” e vedrete! Lei pesa le immondizie prima di smaltirle e ne produce davvero poche, ma poche poche, tipo tre etti di secco al mese!

Insomma c’è ancora tantissimo da lavorare e ho capito che devo focalizzare sulla riduzione degli imballaggi, eliminare le vaschette di polistirolo o gli alimenti in confezioni enormi, ma c’è una cosa che a casa mia non si può proprio fare e sto ancora cercando una soluzione per questo: bere l’acqua del rubinetto!
Lo confesso e me ne vergogno anche un po’, ma a casa mia beviamo ancora l’acqua in bottiglia di plastica; purtroppo l’acqua che sgorga nei nostri lavandini è troppo calcarea. Adesso detto così potrebbe sembrare che sono una fissata, ma vi assicuro che è una cosa incredibile che altrove non ho mai visto e di cui rimane stupito chiunque venga a trovarci da fuori.  Per un periodo abbiamo usato la caraffa filtrante poi amici che sono nel ramo chimico ce l’hanno sconsigliata perché, oltre a non ridurre abbastanza il calcare, sembra che elimini le sostanze positive, quindi l’abbiamo eliminata. Ora vorrei informarmi per farmi arrivare a casa l’acqua in bottiglia di vetro. Avete presente quei furgoncini che ve la portano a casa una volta alla settimana? Ma vorrei essere sicura di non spendere una cifra esorbitante e che possano venire a portarcela in un orario in cui noi siamo effettivamente a casa senza la necessità di far ruotare l’organizzazione della famiglia intorno all’omino che porta l’acqua.
Che ne dite?
E voi come vi organizzate?
E se volete saperne di più qui trovate il mio articolo su UnaDonna.it

A presto!

giovedì 26 settembre 2013

La mia avventura con il decluttering


Il decluttering ha un nonsoché di affascinante, ma ha anche qualche altra cosa che mi inquieta; un momento, ma voi sapete di cosa sto parlando?

Non so bene se definirla una tecnica per fare ordine in casa o una filosofia di vita, ma di fatto il decluttering è l’eliminazione del superfluo dai nostri armadi, dalle nostre case e, perché no, anche dalle nostre vite.

Mia nonna, la nonna Amabile, è la vera regina del decluttering, non è praticamente affezionata a niente, se non serve, si butta! Tanto che mia mamma mi ha raccontato che mio nonno, che ha vissuto in Africa negli anni ’30, aveva delle bellissime foto fatte nei villaggi indigeni, ma una volta morto lui la nonna ha buttato tutta la sua roba foto comprese. Ovviamente la nonna nega l’innegabile! Forse per questo, sotto sotto, non amo molto questa pratica.

Innanzitutto è necessario definire quali sono gli oggetti che ci servono davvero e quelli di cui possiamo fare a meno e credo che questo sia il punto più difficile di tutta la faccenda, almeno per me. Per qualcuno è evidente che se non hai utilizzato un capo di abbigliamento o un accessorio per almeno due anni quello non ti serve più, per me non lo è. Proprio questo inverno mi è capitato di tirar fuori una borsa dall’armadio che non usavo da almeno nove anni - vi dico solo che conteneva un floppy disc con il nome di un mio ex alunno diplomato nel 2004 – l’ho trovata incredibilmente moderna e l’ho utilizzata per tutta la stagione. Secondo le regole del decluttering quella borsa non avrebbe dovuto trovarsi nel mio armadio da almeno sette anni, invece ha atteso pazientemente il suo turno, mantenendosi carina sapendo benissimo che prima o poi sarebbe toccato di nuovo a lei.

Un altro modo per capire se gli oggetti che abbiamo in casa ci servono davvero è di valutarne il funzionamento o comunque l’integrità. Questo in effetti è un metodo valido se non siete di quelle persone che vedono una seconda vita anche nei nastrini di fil di ferro che chiudono i pacchetti di pancarrè (perché io conservo anche quelli). Chi l’ha detto che un oggetto può avere solo una funzione? Perché l’ometto che mi hanno dato in lavanderia - sapete quello di metallo che rovina un po’ i vestiti? – non può rivivere come romantica ghirlanda? Certo magari non ti viene subito in mente la ghirlanda quando lo vedi sotto il tuo cappotto, ma se non lo conservi quando vorrai farla non avrai l’ometto a disposizione. Per non parlare degli avanzi di carta e di tessuto, chissà che non mi venga in mente qualche progetto! Quindi chi ha di queste passioni deve per forza conservare l’inimmaginabile.

Consigliano, gli esperti di decluttering, anche di evitare di comprare cose che non ti servono nell’immediato o che non hanno una precisa collocazione in casa, ovviamente una volta declutterata tutta la casa. Come fa una creativa compulsiva? Chi lo è, come me, sa benissimo che bisogna acquistare tessuti, bottoni, carte, timbri e tutto quello che ci serve per i nostri hobby quando li vediamo e non aspettare di avere un progetto preciso in mente se no l’occasione, piuttosto che la fiera o lo sconto, passa!  La maggior parte delle volte è la materia prima che chiama il progetto e non viceversa, solo che la materia prima lo chiama quando vuole lei, quindi spesso aspetta meditabonda nell’armadio per spuntare fuori quando meno te lo aspetti con una fantastica idea in testa.

Leggendo queste righe probabilmente vi sarete convinti che il decluttering non fa per me, invece qui vi sbagliate, ho già fatto significativi interventi in casa cominciando dalla stanza della casa meno problematica dal punto di vista dell’individuazione di oggetti inutili: il bagno! Tornata dalle vacanze ho reso lo scaffale del bagno irriconoscibile (in meglio); dopo averlo svuotato completamente, lavato, disinfettato, vaporizzato, spolverato, ho valutato uno ad uno gli oggetti che lo ingombravano, dall’ombretto alla bottiglia di candeggina e ho gettato tutti i prodotti scaduti, quelli che non uso più o non ho mia usato, compresi quelli che ho acquistato pensando che fossero insostituibili. Ho diviso tutto per tipologia: trucchi, creme, assorbenti e depilazione, spazzole e fon, prodotti per la lavatrice, prodotti per le pulizie frequenti, prodotti per le pulizie meno frequenti, accessori vaporetto, prodotti del marito, ricambi per spazzolini, sapone, dentifrici. Per ogni tipologia ho acquistato un contenitore di plastica e ho risistemato tutto. Considerate che prima era tutto mischiato, inutile dire che sono rinata! Presa dalla foga poi sono passata ai miei cassetti, ma qui la faccenda si è complicata: sono riuscita ad eliminare tutte le maglie, le camicie e le felpe che non indossavo da almeno due anni, ma non sono riuscita a buttarle. Ho messo tutto in uno di quelle scatole con sacchetto da cui si aspira l’aria e l’ho riposto nel sottoscala, forse più avanti le troverò meno indispensabili e le getterò senza pensarci troppo.

Adesso c’è una cassettiera in sala che mi guarda con sguardo implorante, prima o poi mi verrà l’ispirazione, ma i cassetti dei tessuti non si toccano!


A presto

Stefania

lunedì 23 settembre 2013

Pantaloni fluidi: video tutorial



Qualche tempo fa su UnaDonna.it è stato pubblicato un articolo che parlava dei pantaloni fluidi e di come in questo momento siano davvero cool. Miracolo! Per una volta un capo di abbigliamento comodo ed indossabile più o meno da tutti balza agli onori della cronaca.

martedì 17 settembre 2013

Cosa bolle in pentola?


Cosa bolle in pentola per il prossimo autunno?
Tessuto giapponese (lana). Cosa diventerà? Borsa? vestito? Voi che ne dite?
Velluto da arredamento, ma mi sa che ci faccio una giacca ;-)
Devo dire che di idee ce ne sono davvero tantissime e già da ora so che non tutte riusciranno a prendere forma, almeno nell’immediato, ma non importa, quando saranno pronte arriveranno.

Altri tessuti da arredamento, ma questi sono già destinati ad una fantastica borsa!
Continuerà la mia collaborazione con UnaDonna, un lavoro che mi appassiona davvero tanto e grazie al quale ho anche imparato tante cose nuove; può essere che con questa collaborazione arrivino anche delle novità per il blog, ma è ancora presto per parlarne.
Uno dei miei tessuti Ikea preferiti

E poi i prossimi mesi sono densi di avvenimenti, da Hallowen a Santa Lucia e poi Natale, Capodanno;
Cotone americano
Cotone americano
c’è poi tutto il guardaroba invernale dei bambini da cucire con gonne, pantaloni, abitini e magari qualche camicia. E vogliamo parlare di golfini e gilet? In questi giorni sto studiando un modello di copri spalle davvero carino, ma anche facile e veloce.

Cotone americano
Intanto sono già andata a fare un giretto alla prima fiera della creatività della stagione (Kreativ a Bolzano) e sono tornata a casa con un bel bottino di stoffe e filati, abbastanza da occuparmi fino a dicembre e probabilmente anche oltre.
Cotone americano e tessuto impermeabile
Ma già so che quando arriverà il momento di Abilmente di Vicenza, la fiera principale dalle nostre parti, troverò qualche cosa d’altro per stuzzicare la mia fantasia.
Cotone americano e tessuto impermeabile
Intanto vi lascio qualche immagine del cassetto delle idee e aspetto tutti i vostri suggerimenti e le vostre richieste.

A presto Stefania

lunedì 16 settembre 2013

Kit per l'asilo: Video tutorial


A proposito di inizio scuola, com’è andata?

Siete riuscite a staccarvi dai vostri pargoli? Avete già tutto quello che è richiesto nelle liste delle maestre o vi manca qualche cosa?

Io ho dovuto fare le corse perché ci hanno dato la lista il primo giorno di scuola, ho dato la precedenza alla cancelleria e il giorno successivo mia figlia non aveva le scarpe da ginnastica (quelle nuove con la suola intonsa da lasciare a scuola); per fortuna non avevano educazione fisica e quindi non si è resa conto di essere l’unica senza (ve lo ricordate il mio primo giorno di scuola senza la cartella L)

Beh, alla fine della maratona tutto è andato per il meglio e ho trovato anche il tempo di realizzare il kit per l’asilo da regalare al nipotino Barbazoo che comincia la scuola dell’infanzia.

La fretta di consegnarlo è stata tanta che non ho nemmeno avuto il tempo di fotografarlo, però ho girato un bellissimo tutorial per UnaDonna in cui ci sono tutte le indicazioni.

Si tratta di un completo con sacchettino per il cambio, due bavaglini grandi con l’elastico e porta bavaglini. Per realizzarlo ho scelto due tessuti americani a contrasto e devo dire che è davvero carino l’effetto complessivo. Se il vostro bambino va a scuola con il kit fatto da voi non avrà neppure bisogno del contrassegno perché nessuno ce l’avrà uguale, questo è sicuro.

mercoledì 11 settembre 2013

Inizia la scuola, cosa metto nello zaino?



Entrando in questi giorni nei negozi delle grandi catene di distribuzione vi sarete già accorti che sta per cominciare la scuola e che i prodotti in offerta di questo periodo sono tutti legati a questo evento che coinvolge quasi sei milioni tra bambini e ragazzi; ma se le mamme più esperte sanno benissimo come orientarsi in questa selva di offerte, quelle che sono alla loro prima esperienza forse si sentiranno un po’ confuse non sapendo esattamente cosa scegliere da mettere nello zaino del proprio bambino/ragazzo.
Per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, in genere, sono le maestre stesse che, tramite le segreterie, i siti web o in riunioni apposite, comunicano un elenco estremamente dettagliato di quanto acquistare (in certi casi con tanto di marca). Normalmente la lista di quaderni e cancelleria comprende la scorta per tutto l’anno scolastico ed effettivamente acquistando tutto a settembre si riesce a risparmiare un pochino grazie appunto alle numerose promozioni presenti su tutto il territorio. Tenete infine in considerazione che alcune scuole offrono l’opportunità di acquistare l’intero kit a cifre davvero interessanti, quindi non siate frettolose negli acquisti.
Ecco, a titolo esemplificativo, un elenco di richieste per classe prima di una scuola primaria:

astuccio con 2 matite HB, gomma bianca per matita, temperino a scatoletta, forbici a punta arrotondata, matite colorate, pennarelli a punta piccola, righello; 5 quadernoni a quadretti da mezzo centimetro con i margini, 3 quadernoni a righe di quinta con i margini, 3 quadernoni a righe di seconda con i margini, 1 quaderno piccolo per scrivere i compiti e le comunicazioni casa/scuola, 3 copertine per i quadernoni (gialla, rossa, verde), 4 colla stick, 1 risma di fogli A4, 1 album da disegno fogli lisci (F4), 1 album con fogli colorati (220g), 1 cartelletta per riporre i vari disegni, 1 scatola di pennarelli a punta grossa, 1 confezione di etichette bianche. Il tutto deve essere etichettato con il nome del bambino. Inoltre saranno da prevedere un sacchettino con scarpe da ginnastica (o calze antiscivolo) per scienze motorie, un sacchetto con asciugamano, tovaglietta e tovagliolo per la mensa ed un grembiule per arte.
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, invece, conviene acquistare prodotti generici come quaderni ad anelli, astuccio e diario ed attendere di conoscere i singoli docenti per seguirne le richieste; questo soprattutto per quanto riguarda discipline che richiedono materiale particolare come arte e immagine, tecnologie o scienze motorie. Anche se i libri non dovranno essere portati a scuola ogni giorno (solo quelli delle materie previste per quella giornata), a questo punto lo zaino comincia a diventare decisamente pesante; una soluzione può essere quella di passare agli zaini/trolley, molto pratici per chi va a scuola a piedi, ma decisamente out tra i ragazzi che, si sa, ci tengono alla loro immagine. In alternativa si può decidere di ridurre drasticamente il numero di quaderni in cartella utilizzando i raccoglitori per i fogli a buchi; si può avere un solo raccoglitore per tutte le materie suddividendo ogni disciplina con una cartelletta colorata e trasferendo periodicamente i fogli delle settimane passate in quaderni specifici che si tengono a casa. Una cartelletta trasparente in fondo al quaderno potrà poi essere utile per conservare squadrette e goniometro che, se tenuti negli astucci morbidi, potrebbero rovinarsi. Cosa aggiungere nell’astuccio? Una piccola pinzatrice, dei post-it e degli evidenziatori colorati, ma attenzione, anche se ormai i ragazzi sono grandi e (ahimè) non colorano più come qualche anno fa, non eliminate del tutto le matite colorate ed i pennarelli: sono molto utili per realizzare schemi e mappe concettuali.

Non dimenticate di mettere in cartella il libretto delle giustificazioni (e di controllarlo ogni tanto) ed il diario per i compiti (controllate anche quello); per quanto riguarda invece i telefoni cellulari, gli smart phone ed i tablet basatevi sulle indicazioni della scuola, in generale i primi ed i secondi sono vietati, mentre gli ultimi possono essere tollerati in situazioni particolari, anche in questo caso attendetevi alle indicazioni della scuola (in genere nel POF o nel regolamento scolastico) in attesa che si arrivi realmente ad una seria digitalizzazione delle lezioni!
credits:
http://www.okaybaby.it/

lunedì 9 settembre 2013

Caro libri: come combatterlo


Pochi giorni all’inizio della scuola ed il problema ritorna puntuale come un orologio svizzero: ma quanto costa il corredo scolastico? La Federconsumatori ha stimato che la spesa per ogni alunno che comincerà un ciclo di scuola secondaria (di I o II grado) andrà dagli 800 ai 1200 Euro, compresi libri, zaini, cancelleria per tutto l’anno. Ovviamente la parte del leone in queste cifre esorbitanti la fanno dizionari e libri di testo che solo raramente varranno per tutto il corso degli studi, ma che nella maggior parte  dei casi andranno cambiati per l’anno scolastico successivo.
Il Ministero della Pubblica Istruzione ha stabilito delle norme relative alla scelta dei libri scolastici in modo che questa non penalizzasse eccessivamente le famiglie già in difficoltà a causa della crisi, ma se l’indicazione di scegliere testi che siano reperibili anche come risorse digitali è stata seguita da quasi tutte le scuole – anche perché ormai è difficile trovare libri che non lo siano – l’obbligo a sottostare ad un limite di spesa (variabile per ogni classe) viene spesso disatteso.

In effetti se ai libri di testo di ciascuna disciplina si aggiungono manuali, dizionari, vocabolari, testi consigliati si fa presto a superare la soglia economica prevista, arrivando ai 521 euro di quest’anno ma che fare allora? Sempre di più nelle classi si trovano studenti che non sono in possesso dei libri o dei manuali necessari, semplicemente perché la famiglia non si può permettere di acquistarli, ma prima di arrivare a scelte tanto radicali si possono analizzare altre possibilità.

Le risorse digitali


Come già detto da quest’anno scolastico ogni libro di testo indicato dalle scuole dovrà essere disponibile come risorsa digitale, dovrà cioè essere possibile l’acquisto on-line dello stesso testo che, attenzione, raramente sarà stampabile, ma solo consultabile tramite tablet o Pc attraverso programmi specifici messi a disposizione dalle case editrici. In questo caso si registra un po’ di risparmio rispetto all’acquisto dello stesso testo cartaceo, ma l’utilizzo di questa risorsa comporta l’utilizzo di un mezzo informatico che non sempre (quasi mai a dire la verità) la scuola italiana mette a disposizione di ogni suo studente. Nel caso in cui un genitore decida di fornire tale supporto al figlio perché, ad esempio, oltre al vantaggio economico ci sono anche altri fattori positivi come ad esempio quello di avere sempre a disposizione tutti i testi e le risorse necessarie (sarà più difficile dimenticare a casa un libro specifico), dovrebbe però informarsi sulla disponibilità degli insegnanti relativamente all’utilizzo dei tablet in classe. Molti docenti, infatti, anche supportati da regolamenti scolastici che sinceramente trovo quanto meno obsoleti,  non consentono di utilizzare dispositivi informatici durante le loro lezioni, a meno che non ci si trovi in aule specifiche. La motivazione è sicuramente da ricercare nella propensione di molti ragazzi a divagare durante le lezioni, un’attitudine che con tutto il web a disposizione sarebbe certamente acuita. Quindi via libera al risparmio con i libri digitali (i tablet certo costano, ma scegliendone uno economico e spalmando il costo per tutto il corso degli studi qualcosa forse si risparmia), ma prima verificate di poterli utilizzare in classe.

I libri di seconda mano


Se con i testi digitali si può risparmiare fino al 30%, con i libri di seconda mano si arriva ad un risparmio del 50%, si possono trovare contattando ex studenti del proprio istituto, presso negozi o mercatini specializzati e anche on line. Se ci si muove per tempo si riescono anche a scegliere testi in buone condizioni, alcuni perfino intonsi, via via ci si avvicina all’inizio della scuola ci si deve accontentare di quelli un po’ più malmessi. Già da tempo le case editrici si sono mosse per contrastare la diffusione di questa abitudine, che le danneggia non poco dal punto di vista economico, e hanno cominciato a rivedere ed editare nuovamente libri di testo ormai datati cambiando quindi i codici. Ad esempio hanno preso il libro di storia Taldeitali edito nel 2010, hanno aggiunto una foto e cambiato la numerazione dei capitoli, passando ad esempio da solo numeri a numeri e lettere, e lo hanno rieditato con un nuovo codice e la scritta “versione aggiornata 2013”; a questo punto recandovi al mercatino dell’usato vi risulterà che il codice che chiedete non esiste perché è una nuova edizione, ma il libro fa bella mostra di sé nello scaffale dietro al commesso. In questo caso conviene contattare direttamente l’insegnante chiedendo se è davvero indispensabile acquistare la versione aggiornata oppure si può sopravvivere anche con quella dell’anno precedente. Oltretutto la compravendita dei libri di testo usato può rappresentare un vantaggio economico ulteriore se, oltre ad acquistare, si decide anche di vendere i libri vecchi, non si guadagna un granché, ma qualcosina si porta a casa. Il consiglio è sempre quello di chiedere al docente della materia interessata se il libro dell’anno precedente può essere ancora utile oppure se lo si può vendere, aspettare troppo in questo caso è poco produttivo perché rischiate di tentare di vendere un libro quando ormai ha già avuto due o tre nuove riedizioni.

Professori illuminati


C’è un ultimo modo in cui si può risparmiare qualche cosa, ma questo non dipende dalla volontà delle famiglie, ma dall’impegno e dalla professionalità di alcuni insegnanti che riescono a tenere le proprie lezioni e a far studiare gli studenti su testi o schede redatti da loro stessi e distribuiti gratuitamente agli studenti. Purtroppo non è un lavoro possibile in tutte le discipline e non tutti gli insegnanti vogliono impegnarsi in un lavoro tanto complesso quanto gratuito, ma qualche caso si sente in giro e non può che farci piacere.
Per le famiglie con difficoltà economiche documentate (ISEE) la maggior parte dei Comuni italiani interviene con un sostegno per l’acquisto dei libri e per i trasporti pubblici; all’inizio dell’anno ogni scuola rilascia una circolare relativa all’argomento, monitorate i diari dei vostri figli ed i siti internet dei Comuni e delle scuole e non avrete difficoltà a scoprire come muovervi per fare domanda.

Insomma, imparare diventa sempre più costoso, ma qualche possibilità di risparmio c’è, pensiamo che i soldi che stiamo spendendo sono per l’istruzione dei nostri figli e cerchiamo di far capire anche a loro i sacrifici che si fanno per farli studiare, forse non in tutti i casi, ma i risultati non si faranno attendere.
credits:http://cultura.blogosfere.it/2007/08/i-libri-di-testo-a-scuola-sono-inutili.html

mercoledì 4 settembre 2013

Tutti a scuola! Tutti i tutorial per la scuola


Tutto pronto per la scuola? Avete griffato ogni singolo pennarello dei vostri bambini? E sui bavaglini l’avete messa l’etichetta? Chi non ha bambini che vanno a scuola non lo sa, ma nelle settimane che precedono la scuola fervono i preparativi in tutte le case. Da me per esempio si etichetta rigorosamente di sera dopo che i bambini sono andati a letto, altrimenti sarebbe impossibile tenere le fila del lavoro.
Però noi che siamo anche amanti del fai da me non ci limitiamo a personalizzare il materiale dei nostri bambini scegliendo caratteri desueti di word per le etichette con il loro nome, ovviamente non ci basta; a noi serve qualche cosa più. E diciamolo, ne approfittiamo ora che i bambini sono ancora piccoli e non ancora fashion victims. Provate a proporre una cartella fatta in casa ad una tredicenne  e ne sentirete le urla a chilometri di distanza.

Comunque ecco le proposte della casa della mamma per la scuola:








Ogni proposta è corredata da un tutorial fotografico o da spiegazioni, vedrete che sono tutte semplici da realizzare. Buona scelta e buon lavoro!

lunedì 2 settembre 2013

Variazione di tre dolci con crema pasticcera e frutti di bosco


Fine estate e scorpacciate di frutti di bosco. Ne avevamo raccolti davvero troppi, allora mi sono inventata questa variazione di tre dolci con i frutti di bosco e la crema alla vaniglia, ovviamente potete decidere di realizzarne uno solo. Questo tipo di preparazione è particolarmente adatto per feste o buffet perché permette di preparare piatti diversi con la stessa ricetta.



Per la crema pasticcera

Portate ad ebollizione un litro di latte con l’aggiunta di una scorzetta di limone non trattato in superficie, in un altro contenitore (per risparmio di energia io uso direttamente un altro pentolino) inserite tre tuorli e tre cucchiai di zucchero e sbattete con la frusta elettrica. I bianchi li monterete a parte con un pizzico di sale. Quando il composto di tuorlo e zucchero sarà liscio ed omogeneo aggiungete tre cucchiai di farina e ricominciate a montare con la frusta elettrica senza formare grumi.
A questo punto aggiungete molto delicatamente il latte che avevate scaldato, senza mai smettere di mescolare (meglio se con una frusta); mettete nuovamente sul fuoco a fiamma bassa e fate bollire per tre minuti continuando a girare.
Se volete una valida alternativa è la crema Bimby!

Per la pasta frolla


Realizzate l’impasto con 1 uovo intero ed 1 tuorlo, 100 grammi di zucchero (va bene anche di canna), 250 grammi di farina e 130 grammi di burro che dovrà essere a temperatura ambiente - ma non sciolto - e se volete anche un cucchiaino di lievito ed una grattata di buccia di limone. Lavorate la frolla il meno possibile fino ad ottenere una palla liscia che avvolgerete nella pellicola e metterete in frigorifero per almeno mezz’ora. 

Per una torta e circa otto cestini fate 2 dosi di pasta e due dosi di crema

Dividiamo le lavorazioni 

Per la torta stendete metà della pasta frolla su un foglio di carta forno e tagliatela della misura del fondo della tortiera, disponetela nella tortiera e con quella avanzata realizzate un piccolo contorno che resti rialzato, come un serpentello. Coprite con altra carta forno e fissate con degli stuzzicadenti, oppure cospargete di fagioli secchi. Cuocete in forno caldo a 180° per 30 minuti.

Con la restante pasta frolla realizzate dei dischi sottili stendendo l’impasto e tagliandolo con una tazza. Prendete delle forme da cup cake e disponetele su una leccarda al rovescio, in modo che il fondo rimanga sopra. Disponete su ogni forma un cerchio di frolla e fatelo aderire in modo da formare un cestino al contrario. Fate cuocere in forno caldo a 180° per 15’.

Se volete una crema più delicata e soffice potete aggiungere i bianchi montati a neve alla crema pasticcera raffreddata. In una terrina unite parte della crema con un terzo dei frutti di bosco misti mondati e mescolate delicatamente. Disponete questo preparato nelle tazzine da caffè o in coppette e decorate con altri frutti di bosco e zucchero a velo.
Mettete i biscotti secchi in un sacchetto da frigo e frantumateli, poi disponeteli sul fondo della torta (una volta raffreddata) e sul fondo delle piccole terrine di pasta frolla. Spalmate un po’ di crema sulla torta, non importa se si mischierà ai biscotti e dividete il resto nelle coppette di frolla. Distribuite i frutti di bosco in bell’ordine sulla torta e mischiateli alla crema nella coppette. Decorate il tutto con zucchero a velo.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...