giovedì 29 maggio 2014

Se la maestra sbaglia?

A chi non è mai capitato nemmeno una volta? Penso che prima o poi a tutti sarà successo, controllando i compiti o i quaderni dei propri figli, di trovarlo, lui, il fatidico errore della maestra e se non è mai capitato, tranquilli, capiterà. Già perché, attenzione attenzione, anche le maestre ed i professori sono umani e come tali possono cadere in fallo.
A me è capitato qualche settimana fa, Barbella aveva scritto un pensierino: “Mi piace molto giocare con mia cugina” e la maestra, ha pensato che la frase fosse più scorrevole così: “Mi piace molto giocare con la mia cugina”. Apriti cielo! Orrore! Ma soprattutto il dubbio atroce: “E adesso cosa faccio?”
Già perché io sono una di quei rari genitori che ancora esistono per i quali la maestra deve stare su un piedistallo, i bambini devono credere che sia infallibile, che sappia tutto e, soprattutto che quello che dice lei sia assolutamente la sacrosanta verità. Devo dire che il fatto di essere un’insegnante che vede i risultati finali di un ciclo d’istruzione che dura tredici anni almeno (sedici se consideriamo la scuola dell’infanzia) mi fa essere un po’ di parte, ma non fraintendetemi, non sono di parte perché spero di non essere mai colta in fallo o che si sorvoli la volta che mi capita d’esserlo, sono di parte perché vedo come sono adesso quegli studenti che sono cresciuti con genitori che hanno da subito messo in dubbio (a torto o a ragione) gli insegnamenti dei docenti che di volta in volta toccavano loro. Non credo di sbagliarmi di grosso che questi sono i più grandi fallimenti del processo educativo perché nel momento in cui capiscono che il genitore dà loro manforte nel contestare l’insegnante non c’è più frontiera e tutto diventa oggetto di dubbio, le materie, la disciplina, i comportamenti. Ma allora cosa fare?
In questo caso l’errore era oggettivo, indiscutibile e assolutamente da correggere. Che fare allora? Ammetto che ci ho pensato tanto, mi sono consultata con amici colleghi e genitori di compagni di classe ed ho deciso di conseguenza. Ho detto a Barbabella che in alcune regioni d’Italia si dice come ha corretto la maestra, ma che è giusto anche dire come ha scritto lei e che quindi poteva continuare a dire come aveva sempre detto e scrivere di conseguenza. Ho fatto bene? Male? Non lo so, però intanto vi dico la mia lista di comportamenti che un genitore deve avere nei confronti della scuola, lo scrivo da professoressa e ammetto che mi devo sforzare di applicarlo da mamma. Spero solo che la mamma che è in me continui a fidarsi della professoressa, perché con gli errori delle famiglie in questo senso mi scontro ogni giorno e non vorrei accorgermene quando orami è troppo tardi.
  1. Le maestre hanno sempre ragione.
  2. Se con le altre mamma o con il marito si deve commentare qualche scelta discutibile delle maestre lo si deve fare quando il bambino non sente ed eventualmente prendere provvedimenti (colloqui, Preside ecc…) a sua insaputa.
  3. Mai lamentarsi dei troppi compiti con il bambino .
  4. Mai giustificare il bambino se per qualche motivo dipendente da lui non riesce a concludere i compiti o dimentica qualche cosa. Ad esempio se dimentica il quaderno a scuola e non può farli o dimentica di portare le scarpe per la ginnastica o altro materiale. In questo caso spiegargli che dovrà lui dire ala maestra che ha dimenticato o non fatto qualcosa lo aiuterà a responsabilizzarsi e a non crescere con l’idea che ci sarà sempre qualcuno disposto a coprire le sue pecche.
  5. Se avvengono colloqui con le maestre in sua presenza non giustificarlo sempre e comunque.
Ammetto che forse sono un po’ radicale, ma ripeto, vedo tutti i giorni le conseguenze. Qualcuno mi obietta che i miei bambini cresceranno traumatizzati, sono disposta a correre il rischio, vi farò sapere.

lunedì 19 maggio 2014

Che FORTE il castello


Oggi vi racconto di un’altra delle nostre gite domenicali, quelle che facciamo nel nostro piccolo raggio d’azione di un centinaio di chilometri, ma che sempre ci riservano delle bellezze inaspettate.

Avete presente quando siete sull’autostrada del Brennero e, dirigendovi verso nord, appena passato Rovereto, scorgete in alto a destra una collinetta con qualche cosa di costruito sopra? Potrebbe essere un forte, un castello o magari un monastero visto dal basso della Valle dell’Adige (Vallagarina in quel tratto). 

domenica 11 maggio 2014

Dei compiti e di come ti riciclo i mozziconi di matita colorata

Come vi comportate quando i vostri figli fanno i compiti? Li lasciate fare da soli o condividete con loro questo momento? Vi dico subito che io sono profondamente contraria ai genitori che fanno i compiti insieme ai loro figli, per un motivo semplicissimo: li vedo quando arrivano in terza superiore sotto le mie grinfie e non sanno ancora organizzarsi e gestirsi da soli.


giovedì 1 maggio 2014

Ancora una volta al Seridò

Anche quest’anno, come i quattro precedenti, abbiamo fatto la nostra puntatina al Seridò, il delirio ludico per eccellenza. Credo che chi ha dei figli tra gli zero ed i dieci anni sappia benissimo di che cosa sto parlando perché direttamente coinvolto, chi ne ha di più grandi lo conosce perché ci è passata e  chi non ne ha è meglio che non si ponga troppe domande e non venga a conoscenza dell’esistenza di certi luoghi.serido 2012
Dico solo che appena si mette piede nella fiera di Montichiari tutti vengono colti dall’identico sospetto e cioè che quando ci dicono che la media italiana di figli pro capite è di 1,39 ci stanno prendendo per i fondelli, perché lì, al Seridò, la media di figli per ogni adulto sembra spaventosamente vicino ai quattro.
serido 2012 2Come ogni volta che mi ritrovo in un luogo pubblico frequentato dalla tipologia più disparata di persone per un certo periodo di tempo scatta l’antropologa/sociologa che è nascosta in me. È inutile, che sia in spiaggia, in metropolitana o al Seridò non posso fare a meno di osservare i miei simili nei loro comportamenti ed analizzarli per benino. E al Seridò chi c’è da osservare? Non certo i bambini che giocano giocano e giocano senza pensare a niente come Pinocchio e Lucignolo nel paese dei Balocchi (ma alla fine non si trasformano in somarelli, ma solo in orsetti rannicchiati sui seggiolini della macchina che ronfano alla grande per tutto il viaggio di ritorno). Insomma lo avete capito, quelli sotto la lente di ingrandimento siamo noi genitori.
seridò 2014Innanzitutto le mamme: abbigliamento sportivo, zaino in spalla pieno di ogni ben di Dio per il pranzo e occhio super vigile. La prima mossa, mentre il marito acquista i biglietti, è quella di sfoderare l’avambraccio del suo piccolo e tatuargli a caratteri cubitali il numero di telefono da contattare in caso di perdite. D’altra parte il Seridò è l’unico posto che conosco con lo stand dei Bimbi Smarriti (a parte l’Isola che non c’è ovviamente). L’unico modo di togliere ai figli l’ansia della mamma sempre addosso è quello di portarla al Seridò insieme ad un’amica, in quel caso potrebbe anche distrarsi chiacchierando e non accorgersi che il suo piccolo si è infilato una seconda volta nella fila del gonfiabile del mondo sottomarino con conseguente attesa di altri 30 minuti. Anzi , mi sento proprio di consigliarlo a tutti i bambini: se portate la mamma la Seridò invitate anche un’altra amica con cui possa passare il tempo, vi divertirete di più!seridò 2014 3
Poi ci sono le mamme dei piccoli i quali devono per forza (perché lo hanno deciso le mamme) fare i giochi che non vogliono o non possono fare perché non adatti alla loro età; li accompagnano fino a quasi dentro il gonfiabile (non dentro perché ci sono gli scouts che glielo impediscono) e non li mollano un secondo mentre tutti gli altri bambini della fila si chiedono se è normale che i loro genitori restino a debita distanza. Vi confesso che con i miei figli la regola al parco giochi ed in queste situazioni è: se non riesci a farlo/salire/scendere/arrampicarti ecc… significa che non è adatto alla tua età e quindi non lo fai e ne scegli un altro. Grazie a questa regola riesco quasi sempre a starmene tranquilla sulla panchina mentre loro si divertono ed in genere loro non si mettono (quasi mai) in situazioni da non saper tornare indietro perché sanno che non potrebbero contare sul mio aiuto. Lo so che forse sono un po’ troppo Talebana, ma spero in due figli che da grandi sapranno arrangiarsi.

Ma i più belli da osservare sono i papà. Dico subito che la regola del portarsi un amico vale anche per loro, sono più rilassati, cioè, se c’è un amico con cui condividere la fatica. Entrando dal fondo li incontri nel padiglione dei gonfiabili che si aggirano in tuta da ginnastica spingendo un passeggino stracolmo di giacche, scarpe e zaini e con altrettante borse sulle spalle e a tracolla. Già perché lo zainetto che porta la mamma sulle spalle è solo l’avanguardia di una fornitura ben più consistente di panini, patatine, merendine e bibite che basterebbero a sfamare un esercito. Li guardo e non posso fare a meno che dietro a quello sguardo sperso e quella tuta sintetica si nasconda l’impiegato di banca, il professore, il poliziotto, insomma una divisa unica che accomuna tutte le classi sociali e le professioni per quel giorno all’anno, quello del Seridò.
Poi il papà passa, seguendo tutta la sua tribù, al padiglione delle attività sportive e quando vede lo spazio del rugby e del football americano si risolleva un po’. I suoi bambini provano qualche tiro con la palla ovale e lui già sogna per loro un futuro in nazionale tipo i fratelli Bergamasco, vincono la gara di corsa sui 50 metri e già vede in loro i prossimi Usain Bolt. Diciamo che la giornata comincia ad avere un certo senso anche per loro, i papà.
La mia bellissima torre
Ma è quando si giunge al padiglione delle costruzioni che tutto ritorna nella giusta dimensione, i volti diventano dapprima sorridenti, si siedono in terra con i loro bambini e cominciano con pazienza la propria torre. Poi ci prendono gusto, poi si guardano intorno e scoprono altri loro simili che stanno facendo la stessa cosa e qui scatta il garone. A cosa? A chi la fa più alta ovviamente! I bambini a questo punto diventano muti spettatori, se sono fortunati avranno il compito di andare a recuperare altri tasselli, magari rubandoli a quello che è arrivato già ad un metro e ottanta di costruzione.
Sono tutti lì i papà, a giocare come bambini in competizione, qualcuno viene trascinato via con la promessa da parte del figlio di farlo giocare con le macchinine ed il garage, ma loro hanno finalmente trovato il loro Nirvana, il Paradiso, lì, al Seridò!
Per la cronaca, quella che è stata trascinata via dalle costruzioni sono stata io, non Barbapapà, ma quello è l'ingegnere che c'è in me, non ci si può fare niente!
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