giovedì 9 gennaio 2014

Outing: quello che la blogger non dice

Tanti auguri a me Tanti auguri a me Tanti auguri al mio blog Tanti auguri a me.
Ebbene sì, oggi la casa della mamma compie 2 anni, ma invece di fare bilanci o previsioni voglio cogliere al balzo l’occasione che mi ha dato Rita di Faccio e Disfo con la sua iniziativa #quellochelabloggernondice e #nonsonowonderwoman e fare outing!



Vi devo svelare che anche io, come le altre blogger che partecipano (ma credo pure quelle che non lo fanno) non sono perfetta e non sono Wonder Woman. Sono una mamma che lavora, sia in casa che fuori casa, sono imperfetta come mamma, come casalinga (decisamente imperfetta), come moglie e spero di cavarmela almeno con il lavoro (i lavori pardon).
Mia figlia un giorno, guardandomi le mani perplessa, mi ha detto: “Mamma la maestra mi ha detto che tu hai le mani d’oro, ma a me sembrano rosine, cioè insomma, color carne…”
Questa è la realtà, le mie mani sono di carne ed ossa (più carne in realtà) come quelle di chiunque altro, sono una persona normalissima e non sono una trapezista.
Un’amica invece mi ha detto che noi blogger di blog che parlano di casa, mamme, lavoretti, famiglia ecc….. siamo l’equivalente mammesco e casalingo delle fotomodelle, siamo cioè l’esempio di una perfezione che non esiste alla quale chi ci legge aspira senza mai riuscire a raggiungerla. Questo mi dispiace molto, perché il mettere in mostra una perfezione che non c’è non è di certo il mio obiettivo; piuttosto la ricerca di qualcuno che, almeno per quelle due o tre cose che mi riescono bene, mi dica che sono stata brava (ma di questo ne abbiamo già parlato). E poi la gioia di condividere con gli altri quello che faccio e quello che vivo. Una volta si tenevano i diari segreti, oggi li pubblichiamo e diciamo a tutti quello che viviamo con una ricchezza che solo fino a qualche anno fa era impensabile.
Qual è il punto allora?
Il punto è che chi visita i nostri blog, il mio blog sicuramente, vede solo quello che io voglio mostrare, la stanza bella della casa, bambini sorridenti vestiti con gli abitini che amorevolmente ho cucito loro e che giocano con giocattoli fabbricati dalle manine della mamma. Vede poi piatti succulenti e ricette sfiziose preparate in pochissimo tempo e senza alcuna fatica, vede bambini in gita con le famiglie che si divertono a scoprire cose interessanti. Non mettiamo mai in mostra quello che c’è dietro però, quindi non si vedono i fornelli sporchi di unto, la parte delle scale che scende nel box sporca come la scala della metropolitana, i cumuli di vestiti da stirare, io che urlo ai figli di vestirsi e loro che fanno i capricci perché una detesta l’abito che ho cucito nel tempo che avrei dovuto utilizzare per pulire il bagno e l’altro vuole giocare con la spada laser e non con il gioco euristico pensato per la sua formazione personale. Che dire poi della famiglia inviperita perché quelle tre volte al mese che cucino qualche cosa di diverso devono mangiarlo freddo perché bisogna aspettare che sia terminato il servizio fotografico? O del fatto che quelle due gite all’anno che facciamo sono le uniche che possiamo permetterci?
Insomma ben lungi dal voler descrivere una perfezione immaginaria accolgo la sfida di Rita di pubblicare anche spruzzi di imperfezione, progetti non riusciti, piatti immangiabili e foto da scartare.

A cominciare da oggi.
Un’ultima cosa la voglio dire però. È vero che quello della blogger, da quando collaboro con UnaDonna, è diventata una professione, è un lavoro che porta via del tempo alla famiglia, alla casa e a me stessa, però è anche vero che non potrei farlo se non avessi la famiglia che ho: due bambini che si mettono a giocare da soli senza litigare (quasi mai) e che mi lasciano il tempo ogni giorno di lavorare un paio d’ore anche quando tornano da scuola, ma soprattutto un marito che mi accompagna con pazienza senza lamentarsi di casa sporca o vestiti stropicciati, che si sobbarca parte delle pulizie della casa e che se non trova la cena pronta quando torna dal lavoro la sera, prima ancora di cambiarsi, si mette in cucina e prepara da solo per tutti.
Poi un giorno vi racconto di come ho dimenticato di andare a prendere mio figlio alle 16 e la suora mi ha detto di non preoccuparmi che ormai lo sanno che al limite entro le 18 viene papà ….

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