mercoledì 1 ottobre 2014

La paura dell'acqua nei bambini

Tempo fa ho scritto un articolo per UnaDonna su questo argomento e potrei dire che mi sono informata studiandone tutti gli aspetti per poter scrivere al meglio. La verità è che, riguardo la paura dell’acqua nei bambini, nella mia famiglia abbiamo attraversato tutte le fasi per il lungo e per il largo e le informazioni mi sono arrivate, richieste e non, nel corso di questi ultimi quasi sette anni di mammitudine.



Il trauma iniziale

Tutto è cominciato con Barbabella e con un approccio all’acqua a dir poco traumatico. “Forse è normale che una bambina urli e strilli quando la si immerge in acqua per farle il bagnetto”, mi chiedevo da neo mamma. L’acqua era tiepida, la presa salda ed il tocco delicato, eppure Barbabella strillava come una iena ogni qual volta toccava con un mignolo l’acqua della vaschetta. Eppure i libri dicevano di fare un bagnetto tutte le sere rilassa il bambino. Nel nostro caso la bambina più che rilassarsi crollava stremata da urla e sgambettamenti e la mamma, beh, che dire della mamma? Spossata non rende l’idea.
Uno dei primi bagnetti
Uno dei primi bagnetti
I due giovani genitori, sempre seguendo i consigli dei più esperti, hanno allora pensato di portare la piccola ad un corso di acquaticità; del gruppo dei seimesenni era la meno convinta, ma non aveva modo di alzarsi ed andarsene ed è così che ha assaggiato l’acqua della piscina per la prima volta. Certo le mani del papà erano forti e sicure, un po’ più deboli, forse, l’udito e l’attenzione; fu così che mentre la maestra spiegava che per immergere il bambino completamente in acqua, testa compresa, bisognava guardarlo, contare fino a tre, soffiargli sul viso in modo che trattenesse il respiro ed immergerlo per pochi istanti. Ecco, a Barbapapà è sfuggita la parte del soffio e così a Barbabella è capitato di passare da un due tre a sottacqua bocca e occhi aperti.
Massimo avvicinamento all'acqua a due anni e mezzo
Massimo avvicinamento all'acqua a due anni e mezzo
Da qui il declino è stato inarrestabile. In spiaggia fino alle caviglie con i braccioli, nel lago solo sul canotto, la doccia solo a distanza e per i capelli, beh, per quanto riguarda il lavaggio dei capelli ancora non mi capacito di come i miei vicini non abbiano mai provato a chiamare il telefono azzurro (forse era occupato): urla, pianti e strilli agghiaccianti.

La catarsi

La tragedia è continuata fino ai quattro anni quando ci abbiamo riprovato e, complice anche la partecipazione del fratello, siamo tornati in piscina e l’abbiamo iscritta al corso Baby 1, in pratica principianti assoluti con braccioli, salvagente e guardaspiaggia a disposizione. L’approccio non è stato male e con la grandissima pazienza di Barbapapà nel giro di due anni di corso si è fatta Baby 1 (imparo a nuotare con i braccioli), baby 2 (sono un motoscafo con i braccioli), baby 3 (nuoto senza braccioli a cagnolino), baby 4 (nuoto a cagnolino e dorso), 1A corso saltato, 1B (imparo il dorso).
Questa estate ha scoperto che l’acqua è il suo elemento e finalmente per il papà è arrivata la catarsi! Ore ed ore nel lago, sopra e sotto, con la tavola e senza, prove e riprove. Finché un bel giorno, in piscina, la mamma la lascia sul trampolino da un metro e mezzo che si tuffa a ciclo continuo per prendere il telefono e filmare l’evento e la ritrova con la cugina in cima ad una pedana da tre metri pronta a fare il passo che la farà cadere nel vuoto per qualche secondo. Potete immaginare il cuore di una mamma in questi momenti, indeciso tra il fermarsi ed il raddoppiare i battiti. La naturalezza con cui si è buttata dalla piattaforma mi ha lasciata davvero di stucco e alla domanda “Com’è stato?” ha risposto: “Mamma, come vuoi che sia stato, come cadere giù dal tetto di una casa! Bello no?”
Finalmente il corso di nuoto
Finalmente il corso di nuoto
Ma non è finita! Ieri abbiamo provato il salto di qualità: selezioni per il corso di nuoto sincronizzato. Lei che sapeva nuotare solo a dorso e cagnolino si è lanciata in stili che nemmeno sapeva che esistessero “Guardavo come facevano le altre” mi ha detto quando le ho chiesto come ha imparato a nuotare a rana e a stile. Beh, insomma, è stata selezionata ed ora, con sua grande soddisfazione, è una sincronette della squadra delle sirenette, il problema è riportarla a camminare con i piedi per terra!
Insomma la paura dell’acqua si può superare, con calma, tanta pazienza, senza forzature e questa è una buonissima notizia per noi visto che Barbaforte dopo due anni di corsi è ancora un motoscafo con i braccioli (baby 2), non vuole bagnarsi le orecchie e per fare la doccia e lavare i capelli bisogna sottostare a ore di contrattazione e prove per trovare metodi che evitino alla goccia di lambire orecchie e fronte. Lui vuole tornare al corso di nuoto, ma adesso che ha visto che se impara in piscina si possono fare anche cose un po’ più divertenti, gli ho promesso un corso di pallanuoto quando avrà imparato; lui insiste che si può giocare a palla in acqua anche con i braccioli …. Vedremo!

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