Dico solo che appena si mette piede nella fiera di Montichiari tutti vengono colti dall’identico sospetto e cioè che quando ci dicono che la media italiana di figli pro capite è di 1,39 ci stanno prendendo per i fondelli, perché lì, al Seridò, la media di figli per ogni adulto sembra spaventosamente vicino ai quattro.
Come ogni volta che mi ritrovo in un luogo pubblico frequentato dalla tipologia più disparata di persone per un certo periodo di tempo scatta l’antropologa/sociologa che è nascosta in me. È inutile, che sia in spiaggia, in metropolitana o al Seridò non posso fare a meno di osservare i miei simili nei loro comportamenti ed analizzarli per benino. E al Seridò chi c’è da osservare? Non certo i bambini che giocano giocano e giocano senza pensare a niente come Pinocchio e Lucignolo nel paese dei Balocchi (ma alla fine non si trasformano in somarelli, ma solo in orsetti rannicchiati sui seggiolini della macchina che ronfano alla grande per tutto il viaggio di ritorno). Insomma lo avete capito, quelli sotto la lente di ingrandimento siamo noi genitori.
Innanzitutto le mamme: abbigliamento sportivo, zaino in spalla pieno di ogni ben di Dio per il pranzo e occhio super vigile. La prima mossa, mentre il marito acquista i biglietti, è quella di sfoderare l’avambraccio del suo piccolo e tatuargli a caratteri cubitali il numero di telefono da contattare in caso di perdite. D’altra parte il Seridò è l’unico posto che conosco con lo stand dei Bimbi Smarriti (a parte l’Isola che non c’è ovviamente). L’unico modo di togliere ai figli l’ansia della mamma sempre addosso è quello di portarla al Seridò insieme ad un’amica, in quel caso potrebbe anche distrarsi chiacchierando e non accorgersi che il suo piccolo si è infilato una seconda volta nella fila del gonfiabile del mondo sottomarino con conseguente attesa di altri 30 minuti. Anzi , mi sento proprio di consigliarlo a tutti i bambini: se portate la mamma la Seridò invitate anche un’altra amica con cui possa passare il tempo, vi divertirete di più!
Poi ci sono le mamme dei piccoli i quali devono per forza (perché lo hanno deciso le mamme) fare i giochi che non vogliono o non possono fare perché non adatti alla loro età; li accompagnano fino a quasi dentro il gonfiabile (non dentro perché ci sono gli scouts che glielo impediscono) e non li mollano un secondo mentre tutti gli altri bambini della fila si chiedono se è normale che i loro genitori restino a debita distanza. Vi confesso che con i miei figli la regola al parco giochi ed in queste situazioni è: se non riesci a farlo/salire/scendere/arrampicarti ecc… significa che non è adatto alla tua età e quindi non lo fai e ne scegli un altro. Grazie a questa regola riesco quasi sempre a starmene tranquilla sulla panchina mentre loro si divertono ed in genere loro non si mettono (quasi mai) in situazioni da non saper tornare indietro perché sanno che non potrebbero contare sul mio aiuto. Lo so che forse sono un po’ troppo Talebana, ma spero in due figli che da grandi sapranno arrangiarsi.
Ma i più belli da osservare sono i papà. Dico subito che la regola del portarsi un amico vale anche per loro, sono più rilassati, cioè, se c’è un amico con cui condividere la fatica. Entrando dal fondo li incontri nel padiglione dei gonfiabili che si aggirano in tuta da ginnastica spingendo un passeggino stracolmo di giacche, scarpe e zaini e con altrettante borse sulle spalle e a tracolla. Già perché lo zainetto che porta la mamma sulle spalle è solo l’avanguardia di una fornitura ben più consistente di panini, patatine, merendine e bibite che basterebbero a sfamare un esercito. Li guardo e non posso fare a meno che dietro a quello sguardo sperso e quella tuta sintetica si nasconda l’impiegato di banca, il professore, il poliziotto, insomma una divisa unica che accomuna tutte le classi sociali e le professioni per quel giorno all’anno, quello del Seridò.
Poi il papà passa, seguendo tutta la sua tribù, al padiglione delle attività sportive e quando vede lo spazio del rugby e del football americano si risolleva un po’. I suoi bambini provano qualche tiro con la palla ovale e lui già sogna per loro un futuro in nazionale tipo i fratelli Bergamasco, vincono la gara di corsa sui 50 metri e già vede in loro i prossimi Usain Bolt. Diciamo che la giornata comincia ad avere un certo senso anche per loro, i papà.
Sono tutti lì i papà, a giocare come bambini in competizione, qualcuno viene trascinato via con la promessa da parte del figlio di farlo giocare con le macchinine ed il garage, ma loro hanno finalmente trovato il loro Nirvana, il Paradiso, lì, al Seridò!
Per la cronaca, quella che è stata trascinata via dalle costruzioni sono stata io, non Barbapapà, ma quello è l'ingegnere che c'è in me, non ci si può fare niente!
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