Il trauma iniziale
Tutto è cominciato con Barbabella e con un approccio all’acqua a dir poco traumatico. “Forse è normale che una bambina urli e strilli quando la si immerge in acqua per farle il bagnetto”, mi chiedevo da neo mamma. L’acqua era tiepida, la presa salda ed il tocco delicato, eppure Barbabella strillava come una iena ogni qual volta toccava con un mignolo l’acqua della vaschetta. Eppure i libri dicevano di fare un bagnetto tutte le sere rilassa il bambino. Nel nostro caso la bambina più che rilassarsi crollava stremata da urla e sgambettamenti e la mamma, beh, che dire della mamma? Spossata non rende l’idea.La catarsi
La tragedia è continuata fino ai quattro anni quando ci abbiamo riprovato e, complice anche la partecipazione del fratello, siamo tornati in piscina e l’abbiamo iscritta al corso Baby 1, in pratica principianti assoluti con braccioli, salvagente e guardaspiaggia a disposizione. L’approccio non è stato male e con la grandissima pazienza di Barbapapà nel giro di due anni di corso si è fatta Baby 1 (imparo a nuotare con i braccioli), baby 2 (sono un motoscafo con i braccioli), baby 3 (nuoto senza braccioli a cagnolino), baby 4 (nuoto a cagnolino e dorso), 1A corso saltato, 1B (imparo il dorso).Questa estate ha scoperto che l’acqua è il suo elemento e finalmente per il papà è arrivata la catarsi! Ore ed ore nel lago, sopra e sotto, con la tavola e senza, prove e riprove. Finché un bel giorno, in piscina, la mamma la lascia sul trampolino da un metro e mezzo che si tuffa a ciclo continuo per prendere il telefono e filmare l’evento e la ritrova con la cugina in cima ad una pedana da tre metri pronta a fare il passo che la farà cadere nel vuoto per qualche secondo. Potete immaginare il cuore di una mamma in questi momenti, indeciso tra il fermarsi ed il raddoppiare i battiti. La naturalezza con cui si è buttata dalla piattaforma mi ha lasciata davvero di stucco e alla domanda “Com’è stato?” ha risposto: “Mamma, come vuoi che sia stato, come cadere giù dal tetto di una casa! Bello no?”
Insomma la paura dell’acqua si può superare, con calma, tanta pazienza, senza forzature e questa è una buonissima notizia per noi visto che Barbaforte dopo due anni di corsi è ancora un motoscafo con i braccioli (baby 2), non vuole bagnarsi le orecchie e per fare la doccia e lavare i capelli bisogna sottostare a ore di contrattazione e prove per trovare metodi che evitino alla goccia di lambire orecchie e fronte. Lui vuole tornare al corso di nuoto, ma adesso che ha visto che se impara in piscina si possono fare anche cose un po’ più divertenti, gli ho promesso un corso di pallanuoto quando avrà imparato; lui insiste che si può giocare a palla in acqua anche con i braccioli …. Vedremo!
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