Non so per quale motivo non ho mai raccontato in questo spazio la mia esperienza di cittadina della metropoli lombarda che si è trasferita in campagna.
Forse è vero che non si apprezza mai abbastanza quello che si ha, chi abita tra i palazzi e le strade affollate sogna una vita nel verde e nel silenzio, chi viceversa abita in campagna invidia un po' i cittadini che hanno sempre (o quasi) tutto a disposizione. In questo gioco di invidie, ogni tanto, c'è la scheggia impazzita che prende la decisione e, anche con un po' di incoscienza, va.
A dire la verità io non ho scelto di vivere in campagna per amore della natura, abitavo a Milano e ne ero ben contenta, ma ho conosciuto un veronese e per amore mi sono trasferita. non pensavo allora che avrei passato ore ed ore in macchina su e giù per la valle, che avrei combattuto contro ragnatele insetti e topi, che mi sarei scontrata con una mentalità ancora così poco aperta alle novità (salvo rare eccezioni).
Certo la vita in campagna ha anche i suoi pregi, mentre scrivo queste righe sento il cinguettio degli uccellini e non lo sferragliare del tram ed il suono delle sirene o dei clacson; stare sul terrazzo a pranzare è piacevole nella bella stagione e non implica che gli scarichi delle auto inquinino il mio pasto, ma bisogna sempre scendere a dei compromessi e capire a cosa siamo disposti a rinunciare per avere ciò che desideriamo.
Io mi rendo conto che l'aspetto più difficoltoso è comprendere una mentalità diversa ed accettare di essere giudicati per il fatto di non pensarla come gli altri.
Io sono la mamma strana perché prima che il mio secondo figlio compisse sette mesi l'ho messo al nido perché non ne potevo più di stare a casa e volevo tornare a lavorare.
Sono quella strana che porta la figlia ad una scuola di danza più lontana di quella disponibile solo perché la filosofia delle insegnanti si adatta meglio al mio concetto educativo.
Sono strana perché appena c'è un ponte lascio la campagna e me ne torno in città o perché nel mese di Luglio abbandono mio marito per portare i figli al lago.
Sono quella strana perché prima di iscrivere Barbabella alla prima elementare (lo so che si chiama primaria, ma sono strana io!) mi informo e decido di cambiare comune per averne una migliore.
Dimenticavo, anche mio marito è strano perché mi aiuta a fare i mestieri, a fare la spesa e porta i bambini a nuoto da solo il sabato mattina. Insomma qui siamo una famiglia strana evvabbè!
Se volete leggere il mio articolo sulla vita in campagna cliccate sulla foto, è pubblicato su UnaDonna.it
2 commenti:
strani non mi sembra ma bellissimi sicuramente!
Grazie! E meno male che c'è ancora qualcuno x cui la stranezza è normalità
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