I miei
bambini sono ancora piccoli, ma io e mio marito cominciamo a pensarci. Il momento
in cui i bambini hanno accesso alla rete mi pare che sia sempre più anticipato
ed ho l’impressione che mettere dei divieti secchi sia poco fruttifero;
bisognerebbe piuttosto porre dei paletti, dei punti fermi dai quali non ci si
può discostare per concedere loro di navigare senza aver paura delle
conseguenze.
Alcune delle
conseguenze a cui può portare l’utilizzo indiscriminato del web da parte dei
più piccoli le potete leggere sull’articolo che ho scritto per UnaDonna.it “Inostri figli e la rete, di cosa dobbiamo avere davvero paura?”. Nel documentarmi
per scrivere questo articolo sono rimasta molto impressionata dal fatto che i
pericoli più frequenti non sono affatto quelli a cui tutti pensiamo quando
affrontiamo l’argomento, quelli di cui sentiamo parlare dai vari media come
incontri pericolosi, visione di pagine non adatte, cyber bullismo, ecc…, ma
pericoli legati alla formazione della persona, alla crescita emotiva ed alla
capacità di gestire le relazioni sociali.
Uno dei
principali modi con cui i ragazzi hanno accesso alla rete è infatti l’utilizzo
dei social network, fenomeno che li toglie dalle piazze e dai cortili (comodo per certi versi) e li
rinchiude nelle loro stanze a gestire delle finte relazioni in cui i problemi
reali sono enfatizzati, non si guarda in faccia (se non raramente) il proprio
interlocutore, si fanno e disfano amicizie con un clic del mouse. Se l’utilizzo
di questi mezzi di comunicazione viene portato agli estremi si rischia di
vedere crescere un figlio che non è in grado di stare di fronte in alcun modo
al prossimo se gli si presenta di persona. Si ipotizza che tra qualche anno
saranno parecchie le patologie legate a questo fenomeno se non si fa qualche
cosa da subito. In una delle ricerche che ho letto si sottolineava il dato, per
certi aspetti confortante, che livelli così pericolosi vengono raggiunti da
ragazzi che crescono in famiglie disagiate in cui sono già presenti altri problemi
sociali o psicologici.
In ogni caso
non tutto è perduto e non dobbiamo rassegnarci a vedere i nostri figli con
sempre meno amici veri e sempre più amici avatar. Come le nostre mamme ci imponevano
il coprifuoco, i luoghi da evitare e gli amici da frequentare o meno, così noi
dovremo fare con i nostri bambini; certo i luoghi diventano siti, gli amici
contatti ed il coprifuoco diventa il limite massimo di permanenza davanti a pc
o smartphone o qualunque altro aggeggio inventeranno. Poi c’è tutto un mondo di dialogo, esempio, educazione tra noi ed i nostri figli, non estraniamoli da quanto facciamo al computer, coinvolgiamoli se vogliamo che un domani facciano lo stesso con noi. Non regaliamo loro il computer da mettersi in camera, lasciamo che utilizzino quello di famiglia bene in mostra in mezzo alla sala o al corridoio. Ma soprattutto insegniamo loro da subito che gli amici veri si danno la mano, si sporcano giocando insieme a pallone per davvero, li vediamo sorridere o piangere. Facciamo loro capire che le parole sono sì molto importanti, ma che devono essere anche accompagnate dai gesti, dalle espressioni del viso, degli occhi e che un sorriso, un sorriso vero è molto più difficile da strappare ad un amico rispetto ad un due punti seguito da trattino e parentesi (J), ma dà molta, ma molta soddisfazione in più.
Dai che
abbiamo ancora speranza, non lasciamoli andare!
A presto!